martedì 25 marzo 2008

La Chiesa e la comunità locatese

Cosa sta accadendo? Anzi cosa accade nella comunità religiosa di Locati? Ricordo ancora come fosse appena ieri della mia prima comunione, della mia cresima, delle catechista e del parroco Frate Terenzio Manto dell’ordine dei frati minori cappuccini di Gangi, del Sacerdote Scuderi da Geraci Siculo. Sono ricordi di spensierata giovinezza, del primo affacciarsi nella realtà spirituale della mia comunità. Sono stati gli anni in cui ho potuto vivere con gli occhi e la passione di un bambino le vicende della mia vita religiosa, del mio ingresso nella prima società adulta. Poi a Locati venne l’ora di un’altro sacerdote: Calogero Gregorio Farinella da Alimena. Questo è il terzo momento della mia crescita spirituale nella mia comunità religiosa. Riassumendoli posso dire che il primo momento è stato quello della prima formazione o inizializzazione in cui ho conosciuto un uomo che sapeva parlare delle cose di Dio come ancora non ho rivisto in nessun altro e soprattutto insegnava ad amare Dio in maniera così intensa e delicata che ancora oggi ne ricordo benissimo ogni aspetto del suo educare. Poi la partenza verso altri luoghi dove portare la sua buona parola e l’amore per Dio. Così Frà Terenzio ci lascia e al suo posto arriva un’altro Sacerdote: Scuderi da Geraci Siculo, un uomo mite e gentile, timido e ossequioso che vive la nostra comunità con discrezione come se già sapesse di essere di passaggio, d’un breve passaggio. E’ stato il secondo momento spirituale ovvero il momento in cui ho cominciato a imparare e a capire la differenza tra il tanto per dire e il dire con certezza ovvero della cognizione. Padre Scuderi rimase a Locati solo un paio d’anni e al suo posto l’allora Vescovo della diocesi di Cefalù incaricò di occuparsi dei peccati della comunità religiosa di Locati un Sacerdote alimenese: Calogero Gregorio Farinella. Questi giunse a Locati in una giornata di forte calura estiva e subito mise in chiaro le cose dicendo al Vescovo di essere pronto ad andare ovunque fosse stata Sua volontà. Bene da allora non è più andato altrove. Ricordo la diffusa incredulità di tutta la popolazione nell’ascoltare i suoi sermoni; la capacità di un sacerdote di arrabbiarsi e di richiamare dall’alto del suo pulpito, soprattutto nelle grandi occasioni, una comunità a suo dire sonnolente; ricordo la capacità di volere organizzare un interesse sociale e culturale “diverso” per i giovani e tutte le persone di buona volontà; ricordo della Pro-Loco e così del suo orgoglio per averla costituita e del suo giusto forte rammarico e disappunto per vederla chiudere. Ricordo dei gruppi teatrali e folkloristici, della sagra della vendemmia ricordo della squadra di calcio e di quanti hanno sempre silenziosamente lavorato per ottenere gli ottimi risultati che tutti hanno potuto apprezzare. Ricordo dell’ “invidia” verso il nostro parroco e il nostro operato delle genti delle altre comunità cattoliche delle madonie; ricordo i suoi richiami, spesso mal digeriti perché eccessivamente pungenti nel tono e nel contenuto. Ricordo! Poi arrivarono gli anni dello svuotamento della Chiesa e l’assenza di partecipazione da parte di tanti. Così le giornate passano e tra un mea culpa e un de profundis si cerca sempre di rimediare o di recuperare rapporti e/o relazioni che non mancano di incrinarsi o interrompersi. Così ritorna il periodo di grande partecipazione al momento liturgico della chiesa di tutti i cittadini giovani nello spirito e nella volontà che sfocia principalmente nell’organizzazione dei più tradizionali eventi religiosi i festeggiamenti di San Giuseppe, di Maria Santissima del Rosario e del Ss. Crocifisso. Ma anche per questi eventi la partecipazione comincia a scemare, il sacro e il puro volontariato finiscono purtroppo col mescolarsi con l’interesse che poco attiene alle cose di chiesa e tutto o quasi finisce. Già tutto o quasi tutto a Locati finisce, come in ogni altra parte del mondo, solamente in maniera più veloce. E mentre alcuni interessi svaniscono altri ne nascono, come la realizzazione del presepe che coinvolge un gran numero di volonterosi che si prodigano a realizzarlo. Presepe realizzato sull’altare centrale della Chiesa de “La Sacra Famiglia” che ogni anno viene visitato da migliaia di visitatori e le sue immagini sono diffuse dalla RAI 3 Sicilia che lo promuove e lo inserisce nell’itinerario turistico di Sicilia tra le cose più belle da visitare. Sono gli anni in cui questi locatesi volonterosi con tanti sacrifici e inventiva vincono i premi più ambiti e mensioni più importanti dell’associazione amici del presepe; gli anni in cui ogni domenica si sente la voce del prelato ricordarci di dover essere fieri dei nostri figli, dei nostri fratelli, dei nostri amici e compaesani che con sacrificio e volontà ogni anno realizzano il Presepe. A Locati sono ritornati gli anni del fare, dell’organizzare e del partecipare. La chiesa locatese ritrova la partecipazione dei propri fedeli. Ma ad un tratto nella quiete silenziosa della vita locatese un fragore attraversa ogni via, ogni piazza, ogni casa: Il presepe non si fa! La gente per le vie del paese, nel bar e negli angoli delle via cittadine parla ogni giorno della stessa cosa: perché il presepe non si fa più? Perché il sacerdote non vuole che si faccia? Che motivo c’è che il presepe non si faccia? A questi interrogativi sono seguite fervide trattative per capire se ci fossero margini per recuperare un rapporto incrinato senza che se ne sapessero i motivi. Così si fanno riunioni, incontri e assemblee, anche in presenza delle forze dell’ordine che intervengono perché allertate circa una presunta possibile aggressione nei confronti del parroco. (Incredibile!) Tutti dicono la loro e tutti la dicono come sanno e come vivono il momento di disagio. Ma mentre la Chiesa locatese, lontana dai bisogni e dalle necessità delle famiglie che la compongono continua a celebrarne i funerali dimenticandosi dei privilegi che da questi ha goduto fino ad un attimo prima, non trova meglio da fare che limitare la partecipazione della popolazione alla vita attiva della chiesa, sconvolgere gli usi e le tradizioni, annichilire le buone volontà e far diventare essa stessa non il luogo della preghiera, della meditazione, del conforto, dell’incontro, della partecipazione, della misericordia ma solo un luogo di sopportazione e ripicca la collettività subisce un ulteriore smacco e si vede privata anche del campanile con le sue campane e dell’orologio. Già l’orologio! L’orologio del campanile di locati uno tra i più antichi d’Italia per il meccanismo del suo funzionamento, l’orologio che da sempre ha scandito con il suono delle sue campane i minuti e le ore che trascorrono nella vita dei Locatesi d’un tratto non suona più! Non segna l’ora! Che la vita della Chiesa di Locati si sia fermata? Che non ci siano più volontari che vogliano occuparsene? Che sia un problema di sicurezza che non si vuole risolvere? Che il preposto non sia più in grado di essere autonomo e questo lo rende vulnerabile? Che l’uomo che ha sempre stimolato e redarguito la sua comunità perché poco attenta e poco riflessiva d’un tratto sia divenuto distratto e istintivo. Come è possibile che una persona piena di spirito di intraprendenza e di buona volontà all’improvviso sia divenuto come direbbe lui “scettica, priva di speranza e lagnuso”? Non capisco ma spero non sia l’esigenza dell’età a frenarne la personalità, lo spirito di iniziativa e la buona fede; perché se così fosse di tutto ciò che ha predicato alla fine non ne rimarrebbe niente! Tutte le cose finiscono ma non può finire l’amore tra il sacerdote il presepe e la comunità! Spero che ritorni l’era del farsi perché se ci si deve abituare ad ascoltare la messa allora non c’è alternativa: bisogna cambiare la chiesa di locati.