mercoledì 10 dicembre 2008

Agli amici che non riconosco più

C’era una volta…… Quante volte abbiamo sentito nonni, genitori, parenti, amici iniziare a raccontare una favola, un evento, un proprio vissuto o altro ancora con queste semplici parole. C’era una volta, bastano queste parole a far capire a qualsiasi bambino che si sta iniziando a raccontargli una favola, una bellissima favola fatta di principi e principesse, di streghe cattive e draghi dove nel conflitto tra il bene e il male, l’amore e l’odio, l’invidia e il compiacimento a trionfare è il bene, l’amore, il compiacimento.
C’era una volta……. Sentire queste parole nell’età adulta fa capire subito che bisogna ricordare qualcosa che non esiste più, qualcosa che non si ripete più come prima, qualcosa che è stata dimenticata o peggio ancora, riposta in un anfratto della nostra vita proprio per far sì che niente ne faccia ripetere l’evento. Non importa se al tempo del conflitto tra il drago e il cavaliere, la fata e la strega, il principe e il tiranno si indossavano i panni del drago o del principe, non importa se si realizzavano pozioni o malefici, non importa se le azioni fossero da cavaliere o da tiranno. Non importa se quel c’era una volta è messo lì per portare all’affermazione del bene sul male. Non importa se la nostra favola di fatto è una panzana.
Non importa, forse perché il male lo si porge gratuitamente? Non importa perché non si vuole ricordare?
Io credo che nella nostra vita tutti abbiamo di che gioire e di che dispiacerci e tutti manifestiamo la nostra gioia o il nostro dispiacimento al ricordo dell’evento che lo ha causato e proprio per questo motivo dobbiamo sapere discernere se il bene che abbiamo ricevuto è il bene individuale o è il bene sociale e la stessa cosa dobbiamo pensare del male. Non credo che la ripicca abbia mai fatto realizzare buone cose o che riscoprire vecchie amicizie, dopo averle voluttuosamente ignorate per anni, porti ad alleanze solide e durature, ma credo al contrario che queste farse non costruiscono niente, non siano sincere alleanze e finiranno con lo sciogliersi sotto il primo raggio di sole, la nostra storia ce lo ricorda.
Non credo che si possa continuare ad operare secondo il principio del tu sì e tu no solo perché così mi và. O che si possa discutere solo per porre veti, perché si finisce per riproporre la stessa disavventura che stiamo vivendo oggi e di cui tutti siamo stanchi. Al contrario c’è bisogno di un confronto onesto e leale tra tutti per dare a tutti la possibilità di enunciare il proposito. Non c’è bisogno di vittimismo per accendersi i riflettori, perché bisognerebbe ricordare una cosa semplicissima: girarsi e guardare indietro. E, dopo averlo fatto ricordare i presenti e gli assenti nell’occasione dell’incendio di Roma. A meno che non vada bene così.