sabato 26 gennaio 2008

Le dimissioni del Presidente della Regione Siciliana

Per la prima volta nella storia della Sicilia, un Presidente della Regione si dimette. Mai prima d’ora si era verificato che il Presidente della Regione si fosse dimesso, sia in passato, quando era eletto dai componenti l’Assemblea Regionale Siciliana che ora, che viene eletto a suffragio universale e diretto dai siciliani anticipando così la conclusione della legislatura.
Un evento politico talmente unico che non è previsto neanche nello Statuto della Regione Siciliana.
Salvatore Cuffaro, (U.D.C.) a capo di una coalizione di centro-destra era stato riconfermato Presidente per la seconda volta il 28 maggio 2006. Le dimissioni sono state comunicate nel corso di una seduta dell’A.R.S. il 26 gennaio 2008 e sono la conseguenza della sentenza di primo grado che lo vede condannato a cinque anni di reclusione e interdizione perpetua dai pubblici uffici nel processo di primo grado per le “talpe” alla D.D.A. (Direzione Distrettuale Antimafia) di Palermo. La Corte, nel contempo, non lo ha ritenuto responsabile di aver favorito l'organizzazione mafiosa.
Di seguito il resoconto stenografico del discorso di congedo pronunciato dal Presidente della Regione Siciliana, Cuffaro Salvatore, nella seduta dell’Assemblea Regionale Siciliana il 26 gennaio 2008
Assemblea Regionale Siciliana

XIV LEGISLATURA - 121a SEDUTA - 26 Gennaio 2008

RESOCONTO STENOGRAFICO (Stesura provvisoria)

Presidenza del Presidente Miccichè
La seduta è aperta alle ore 13.15

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, avverto che dei verbali delle sedute n. 119 e n. 120 verrà data lettura successivamente.
L’ordine del giorno della seduta odierna reca: “Comunicazioni del Presidente della Regione”.
Do la parola al Presidente, onorevole Salvatore Cuffaro.
CUFFARO, presidente della Regione. Signor Presidente, onorevoli colleghi voglio innanzitutto rivolgervi un sentito ringraziamento per il senso di responsabilità che avete mostrato nell’approvare il bilancio e la legge finanziaria. Atti indispensabili alla continuità dell’Amministrazione regionale. Ma due giorni or sono questo Parlamento si è anche pronunciato sulla mozione di sfiducia al Presidente della Regione che le opposizioni avevano unitariamente sottoscritto.
Il dibattito ha avuto un esito preciso: mi è stata rinnovata la fiducia. Ringrazio tutto il Parlamento per la correttezza dei toni. Ringrazio la maggioranza per il rinnovato sostegno.
Avevo già anticipato, tuttavia, che questo risultato politico non mi avrebbe automaticamente convinto a rimanere in carica.
Ho vissuto anni di intensa sofferenza confortato, oltre che dall’affetto di tanti siciliani, dalla cristiana consapevolezza che nella vita di un uomo essa non è mai vana. Mi ha confortato il riconoscimento, anche da parte del giudice, di quanto nel mio cuore era stato sempre certo, ossia l’assoluta estraneità del mio agire e del mio sentire pubblico e privato alle finalità di una organizzazione come la mafia. Ma tale sollievo non mi ha mai sottratto a quell’intensa riflessione che, oggi, mi vede nuovamente di fronte a voi per comunicarvi le mie irrevocabili dimissioni dalla carica di Presidente della Regione. Queste dimissioni notificherò al Presidente della Repubblica.
Già al momento della sentenza sentivo dentro di me il dovere di compiere questo passo. Ma ho deciso di attendere sino all’approvazione del bilancio e della legge finanziaria per senso di responsabilità verso una Terra che continuerò ad amare e che in questi anni ho servito fedelmente consegnando ad essa tutto il tempo e le mie energie. Non potevo lasciare poi che ogni mia decisione fosse assunta senza conoscere la volontà dell’Assemblea regionale.
Le odierne dimissioni non sono, dunque, frutto di alcuno automatismo. Esse costituiscono, invece, una scelta personale, assunta per ragioni umane e politiche.
Insieme a tantissime manifestazioni di affetto e sostegno politico, ho visto diffondersi in questi giorni una crescente ostilità verso la mia persona; un sentimento che non mi appartiene né culturalmente, né politicamente e dal quale in questi anni non ho saputo, né voluto dare spazio. E siccome il popolo, più che i salotti o le manovre di Palazzo, è sempre stato l’elemento centrale della mia esperienza politica, anche in questa circostanza così delicata, non voglio sottrarmi ad un confronto leale con esso.
In questi anni, alla guida del Governo regionale, ho sempre cercato di tessere le ragioni dell’unità e del bene comune, in una Terra straordinaria e difficile come la nostra. Sarebbe perciò risultato insopportabile alla mia coscienza l’idea di potere costituire, con la scelta di rimanere in carica, un fattore di divisione e di contrapposizione sociale.
Tutto ciò avrebbe alimentato ulteriori polemiche, poco utili, peraltro, a riaffermare il vero significato di atti e di eventi che dal giorno della sentenza ho visto quotidianamente distorti.
Francamente preferisco la via dell’umiltà. Lo faccio per non tradire quegli ideali ai quali sono stato educato. Lo faccio per la mia famiglia e lo faccio come ultimo atto di rispetto verso i Siciliani che in questi anni ho servito con dedizione, semplicità e con quella onestà che, sono certo, mi verrà completamente riconosciuta.
Fino a quando non ci sarà una sentenza definitiva, ci sarà una verità processuale e una verità sostanziale; con la mia decisione rispetterò la prima, in coerenza con il comportamento che ho tenuto in questi anni nei confronti della magistratura e delle Istituzioni, ma con determinazione mi batterò in tutte le sedi per l’affermazione della verità sostanziale a difesa della mia vita, pubblica e privata.

(I deputati si alzano in piedi e rivolgono un applauso al Presidente della Regione)

PRESIDENTE. L’Assemblea prende atto delle dimissioni del Presidente della Regione.
Ricordo che, in tal caso, ai sensi dell’articolo 10, comma 2, dello Statuto si procede alla nuova e contestuale elezione dell’Assemblea regionale e del Presidente della Regione entro i successivi tre mesi.
Ricordo, altresì, che ai sensi dell’articolo 8 bis, comma 3, dello Statuto e secondo la giurisprudenza della Corte costituzionale (sent. n. 12/2006) “Nel periodo tra lo scioglimento dell’Assemblea e la nomina del nuovo Governo regionale il Presidente e gli Assessori possono compiere atti di ordinaria amministrazione”.
Avverto, infine, che a norma dell’articolo 4 della legge costituzionale n. 1 del 1972 “Finché non si è riunita la nuova Assemblea regionale siciliana sono prorogati i poteri della precedente Assemblea”.
Sospendo, quindi, la seduta.

(La seduta, sospesa alle ore 13.25, è ripresa alle ore 13.35)

La seduta è ripresa.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale n. 119 del 25 gennaio 2008, n. 120 del 26 gennaio 2008, nonchè del verbale della presente seduta.
RINALDI, segretario, dà lettura del verbale n. 119 del 25 gennaio 2008, n. 120 del 26 gennaio 2008, nonchè del verbale della presente seduta che, non sorgendo osservazioni, si intendono approvati.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la sessione.

La seduta è tolta alle ore 13.50.

giovedì 24 gennaio 2008

RICORDARE E LEGGERE, O NO?

A proposito dei famosi debiti fatti dalla passata amministrazione e denunciati all'opinione pubblica da chi ci sta amministrando, di cui qualcuno è lo stesso che li ha condivisi e oggi è tra quelli che........ sanno tutto e per questo non sanno niente. Non sanno di avere arrecato un danno enorme al nostro territorio, alle casse del Comune e all'immagine della nostra cittadina. Sono quelli che per tanto, tanto, tanto e troppo tempo hanno parlato e sparlato di tutti. Soprattutto di quanti hanno fatto meglio di loro. Hanno sparlato e constantemente raccontato bugie ai cittadini di Bompietro. Si Bugie! Basta "ricordare e leggere" per potere affermare che le bugie hanno quotidianamente albergato in quanti hanno amministrato Bompietro negli ultimi 4 anni. Ricordare che cosa accadde quando venne dato incarico per progettare l'arredo urbano di Bompietro centro e Locati. Avvenne il finimondo! In giro si diceva solo: Tutti questi debiti! Come si pagheranno! Chi li pagherà! Graveranno sulle tasche dei bompietrini! ecc. ecc.. Quante bugie! Invece cosa accade? Accade che nel 2003 la Regione Siciliana - Assessorato Lavori Pubblici con il Decreto n.2273/VIII "Riqualificazione urbana nei centri con popolazione inferiore ai 30.000 abitanti" NON APPROVA il progetto per l'arredo urbano di Locati e in conseguenza di tale bocciatura i costi di incarico graveranno sulle casse comunali e sui cittadini. Anche stavolta c'è un pò di trambusto, l'amministrazione pare cerchi di dare corso a un labile ricorso per sopperire al danno e ottenere l'approvazione del progetto in altro modo. Qualche interrogazione in Consiglio comunale ma niente di più. Tanto il danno lo stanno facendo quelli buoni e quando il danno lo fanno loro di fatto non è mai un danno ma solamente un tentivo di far bene mal riuscito. Allora per giustificare la grande colpa del danno perpretato alla collettività hanno provato a dare la colpa a qualche impiegato, a qualche passante, alla divina provvidenza e forse anche ai talebani, ma non trovando nessuno di questi disponibile ad assumersi le colpe hanno provato a non parlarne più affinchè nessuno se ne ricordasse. E ci sono riusciti! Ma, oltre alla capacità di ricordare ci deve essere anche quella di leggere. Leggere tutto come ad esempio giornali e riviste ufficiali dello Stato e della Regione Siciliana. Quando ci si prende la responsabilità di amministrare una collettività bisogna essere preparati e studiare. Infatti la verità di quanto è accaduto nella NON APPROVAZIONE dell'arredo urbano di Locati è chiaramente scritto nel citato decreto e nelle allegate graduatoria e legenda dove si legge alle voci Oggetto: Riqualificazione ed arredo urbano di "locati" Finanziati: € 0,00 Non ammesso: Codici: 1 - 3. Cosa sono i codici 1 - 3? I codici 1 - 3 costituiscono la motivazione della non ammissione; codice 1) Plico non inviato mediante il servizio postale o con altro vettore autorizzato; codice 3) Plico non sigillato. Quindi hanno trasmesso il progetto non utilizzando il servizio postale o altro autorizzato e in un plico aperto! E la colpa di questo gravissimo errore di chi è? I soldi spesi per pagare i progettisti chi li ha pagati? Chi avrebbe dovuto curarsi della procedura? Se il plico non è stato spedito per via postale o altra autorizzata con quale altro mezzo è stato trasmesso e da chi? Come mai il plico è stato presentato aperto? E stata una casualità o una precisa volontà? Finora non si sa e no si chiede ma qualcuno a Bompietro comincia a ricordare e a leggere.

domenica 6 gennaio 2008

LA CHIAREZZA FA SEMPRE BENE!

Lo scorso mese di dicembre si sono sentite e lette dell’attuale Amministrazione Alleri tante più notizie che in tutti i tre anni precedenti. Notizie ufficialmente diffuse sia da consiglieri di maggioranza ed ex che da consiglieri di minoranza oltre che dalla stessa Amministrazione comunale. Ma da chi ha letto quei documenti (tutti riportati in questo blog eccezion fatta per quello dell’Amministrazione che è irreperibile) proviene la stessa voce: non si capisce niente! L’Amministrazione non fa niente per Bompietro! Litigano per propri interessi! Che schifo! Ecc. ecc.. Sono queste le comuni affermazioni che si sentono per le desolate e spopolate piazze e vie di Bompietro. Eppure i sintomi del malanno che stava per abbattersi su Bompietro erano già ben chiari sin dal momento dell’individuazione del candidato a Sindaco. Francesco Alleri? Non è la persona adatta! Sentenziava il Prof. Luciano Di Gangi. Nessuno meglio di me può essere il Sindaco di Bompietro affermava sempre lo stesso Di Gangi. Su altre voci taccio per rispetto alla memoria. Altre proposte portavano coralmente verso il Dott. Liborio Ferrara come degno rappresentante di una Bompietro che mirava a crescere e a far crescere le realtà locali. Ma alla fine l’Alleri diventava Sindaco. Il Prof. Di Gangi, indicato come Assessore comunale, veniva eletto Presidente del Consiglio comunale e il Sig. La Tona Rosario, designato presidente del Consiglio comunale, prendeva il posto del Prof. Di Gangi e veniva nominato assessore! Che trasparenza! Che coerenza! Ma andando avanti, seppur con una minoranza non sempre decisa come avrebbe dovuto e potuto essere, i dissapori interni alla maggioranza crescevano. I primi malcontenti si evidenziano quando il Sindaco ha proceduto alla nomina del dirigente generale e del segretario comunale, crescono quando si tratta di nominare il dirigente dell’ufficio di ragioneria, aumentano a dismisura quando si tratta di nominare il capo dell’ufficio tecnico, per la mobilità del titolare e poi ancora per la mobilità di altro personale. Ma perché tutti gli impiegati vogliono andare via da Bompietro? Poi c’è il caso dell’incarico e raletivo concorso poi ritirato, di assistente sociale del segretario del consiglio regionale dell’Ordine degli assistenti sociali - Sicilia (http://www.croas-sicilia.it/). Tutti questi malesseri, tanto per citarne alcuni, l’inascoltata voce della maggioranza del Consiglio comunale e della sua massima espressione che chiedevano più oculatezza nella gestione del denaro pubblico, hanno portato alla fuoriuscita di tre consiglieri (Di Gangi Luciano - Presidente del Consiglio comunale - D'Anna Piercalogero e Richiusa Luciano) dalla maggioranza e la conseguente costituzione di un nuovo gruppo consiliare indipendente dalla maggioranza. Se la politica non è il massimo della chiarezza questo ne è l’esempio lampante! A sentir poi le motivazioni esposte dal Presidente e capogruppo del neo gruppo consiliare Pro-Bompietro nella seduta appositamente convocata per giustificare tale azione ho avuto l’impressione di ascoltare qualcuno che non è mai stato presente nella vita politica del “suo” gruppo! Non è stato presente quando si è trattato di programmare, né quando si è trattato di gestire, né quando il Consiglio comunale proponeva e deliberava. E per verificare se la mia riflessione fosse solo frutto di una mia infelice comprensione ho confrontato la mia con le altre tesi dei presenti alla Casa del Popolo di Locati. Ebbene, ho avuto il conforto che la mia riflessione era stata anche la loro. Allora la politica a volte è anche chiara! Ma per tornare alla “chiarezza fa sempre bene” non posso evidenziare com'è mutevole la capacità di ciascuno di noi di dire o fare le cose in modo diverso a seconda del ruolo che si occupa; e a tal proposito mi ritorna in mente l’articolo del Corriere della sera del 25/02/2002 a firma del Dott. Gian Antonio Stella, che trovandosi a passare per le sperdute, desolate e mal odoranti strade di un borgo fatiscente di cui non conosceva nè il nome nè chi l'abitasse all'improvviso s’imbattè in alcuni cittadini che lo ragguagliarono argutamente sulle condizioni di Bompietro al punto che ebbe seriamente a riflettere sull’utilizzazione del denaro pubblico gestito da quella Amministrazione comunale che nulla aveva mai fatto per Bompietro se non sprecare soldi pubblici. In effetti è vero quello che ha detto l’attento cronista del corriere della sera che per puro caso si trovò a passare per Bompietro e sempre per puro caso ebbe l’occasione e il modo di conoscere non solo il Professore Di Gangi, all’epoca consigliere comunale di opposizione. Come ora! Ma un particolare sfuggì all’omo, un piccolissimo particolare, quell’Amministrazione comunale ha approvato il piano regolatore generale e i relativi piani particolareggiati strumento indispensabile per dare un assetto urbanistico e di sviluppo al territorio, ha dato incarichi per la realizzazione di immobili, strade, fognature, illuminazione pubblica, ha appaltato e realizzato in tempi brevissimi la rete civica del gas metano, ha supportato le esigenze delle realtà imprenditoriali locali, ha creato nuovi posti di lavoro se gli L.S.U. oggi sono diventati impiegati del comune e nell’A.T.O. 6 PA rifiuti, ha affidato lavori a tutti gli imprenditori, ha portato il servizi socio-assistenziali direttamente nelle case dei cittadini bisognosi, ha dato dignità all’anziano favorendo ogni attività lavorativo-socio-culturale che lo facesse sentire perfettamente integrato e utile alla società bompietrina, ha garantito il turismo anche con l’organizzazione attività ricreative e culturali e non solo in estate ma anche a Natale, a carnevale, con la sagra della primavera e dell’autunno, ha dato visibilità alle attività della pro-loco e ha rivalutato le feste a carattere religioso, ha incaricato architetti di progettare, come in umbria o in lombardia, un adeguato arredo urbano come Bompietro merita, ha incaricato geometri, ingegneri, architetti, imprese e associazioni di Bompietro di occuparsi di Bompietro e per il bene di Bompietro, ha fatto sì che gli studenti potessero raggiungere, frequentare e vivere ogni scuola con adeguati servizi. Qualcosa la dimentico ma quella Amministrazione è stata sempre al servizio dei bompietrini e per il benessere di Bompietro. Ma queste sono le mie parole. Le parole di chi ha contribuito in prima persona a raggiungere tali obiettivi che mai nessuna amministrazione ha tutt'ora raggiunto a Bompietro. Ma quanto accaduto nel corso degli anni novanta e l'inizio del secondo millennio sembra sia avvenuto in un’altra epoca. E oggi siamo ritornati ai (ne)fasti della politica degli anni ’80, a quella politica che non piaceva a nessuno e, il caso vuole, che tanti di quei sciagurati protagonisti dell’epoca lo siano ancora oggi. E’ per questo motivo, che c’è bisogno che Bompietro ritorni a essere protagonista per sé stessa nella vita sociale, culturale, amministrativa e politica, e per far questo c’è bisogno di tutti. Di tutti coloro che abbiano un solo sano principio: mettere al servizio di Bompietro la loro esperienza, la loro cultura, la loro sapienza e la loro volontà. Lo facciano con lo scopo di ridare lustro e serenità a una realtà socioeconomica disastrata, per ridare dignità al lacerato tessuto sociale distrutto da maldicenze e invidie che appartengono al privato e trovano sfogo nel pubblico per mero piacere e per questo non hanno risparmiato neanche chi continua a curare le anime e i loro figli con serietà e spirito di sacrificio così come gli viene chiesto dalla vocazione divina. Questa amministrazione, cari amici che la cosa pubblica dite di averla a cuore, non ha fatto niente né per Bompietro né per i bompietrini. Non è stata in grado di ricucire il tessuto sociale, di assistere quanti hanno bisogno, di organizzare il presente, di programmare un futuro nè di dare una speranza a quanti hanno investito nel vivere a Bompietro. E’ l’ora che il popolo trovi il coraggio di gridare basta. E’ l’ora che ciascuno di noi faccia la sua parte per voler bene a Bompietro.