C’era una volta…… Quante volte abbiamo sentito nonni, genitori, parenti, amici iniziare a raccontare una favola, un evento, un proprio vissuto o altro ancora con queste semplici parole. C’era una volta, bastano queste parole a far capire a qualsiasi bambino che si sta iniziando a raccontargli una favola, una bellissima favola fatta di principi e principesse, di streghe cattive e draghi dove nel conflitto tra il bene e il male, l’amore e l’odio, l’invidia e il compiacimento a trionfare è il bene, l’amore, il compiacimento.
C’era una volta……. Sentire queste parole nell’età adulta fa capire subito che bisogna ricordare qualcosa che non esiste più, qualcosa che non si ripete più come prima, qualcosa che è stata dimenticata o peggio ancora, riposta in un anfratto della nostra vita proprio per far sì che niente ne faccia ripetere l’evento. Non importa se al tempo del conflitto tra il drago e il cavaliere, la fata e la strega, il principe e il tiranno si indossavano i panni del drago o del principe, non importa se si realizzavano pozioni o malefici, non importa se le azioni fossero da cavaliere o da tiranno. Non importa se quel c’era una volta è messo lì per portare all’affermazione del bene sul male. Non importa se la nostra favola di fatto è una panzana.
Non importa, forse perché il male lo si porge gratuitamente? Non importa perché non si vuole ricordare?
Io credo che nella nostra vita tutti abbiamo di che gioire e di che dispiacerci e tutti manifestiamo la nostra gioia o il nostro dispiacimento al ricordo dell’evento che lo ha causato e proprio per questo motivo dobbiamo sapere discernere se il bene che abbiamo ricevuto è il bene individuale o è il bene sociale e la stessa cosa dobbiamo pensare del male. Non credo che la ripicca abbia mai fatto realizzare buone cose o che riscoprire vecchie amicizie, dopo averle voluttuosamente ignorate per anni, porti ad alleanze solide e durature, ma credo al contrario che queste farse non costruiscono niente, non siano sincere alleanze e finiranno con lo sciogliersi sotto il primo raggio di sole, la nostra storia ce lo ricorda.
Non credo che si possa continuare ad operare secondo il principio del tu sì e tu no solo perché così mi và. O che si possa discutere solo per porre veti, perché si finisce per riproporre la stessa disavventura che stiamo vivendo oggi e di cui tutti siamo stanchi. Al contrario c’è bisogno di un confronto onesto e leale tra tutti per dare a tutti la possibilità di enunciare il proposito. Non c’è bisogno di vittimismo per accendersi i riflettori, perché bisognerebbe ricordare una cosa semplicissima: girarsi e guardare indietro. E, dopo averlo fatto ricordare i presenti e gli assenti nell’occasione dell’incendio di Roma. A meno che non vada bene così.
C’era una volta……. Sentire queste parole nell’età adulta fa capire subito che bisogna ricordare qualcosa che non esiste più, qualcosa che non si ripete più come prima, qualcosa che è stata dimenticata o peggio ancora, riposta in un anfratto della nostra vita proprio per far sì che niente ne faccia ripetere l’evento. Non importa se al tempo del conflitto tra il drago e il cavaliere, la fata e la strega, il principe e il tiranno si indossavano i panni del drago o del principe, non importa se si realizzavano pozioni o malefici, non importa se le azioni fossero da cavaliere o da tiranno. Non importa se quel c’era una volta è messo lì per portare all’affermazione del bene sul male. Non importa se la nostra favola di fatto è una panzana.
Non importa, forse perché il male lo si porge gratuitamente? Non importa perché non si vuole ricordare?
Io credo che nella nostra vita tutti abbiamo di che gioire e di che dispiacerci e tutti manifestiamo la nostra gioia o il nostro dispiacimento al ricordo dell’evento che lo ha causato e proprio per questo motivo dobbiamo sapere discernere se il bene che abbiamo ricevuto è il bene individuale o è il bene sociale e la stessa cosa dobbiamo pensare del male. Non credo che la ripicca abbia mai fatto realizzare buone cose o che riscoprire vecchie amicizie, dopo averle voluttuosamente ignorate per anni, porti ad alleanze solide e durature, ma credo al contrario che queste farse non costruiscono niente, non siano sincere alleanze e finiranno con lo sciogliersi sotto il primo raggio di sole, la nostra storia ce lo ricorda.
Non credo che si possa continuare ad operare secondo il principio del tu sì e tu no solo perché così mi và. O che si possa discutere solo per porre veti, perché si finisce per riproporre la stessa disavventura che stiamo vivendo oggi e di cui tutti siamo stanchi. Al contrario c’è bisogno di un confronto onesto e leale tra tutti per dare a tutti la possibilità di enunciare il proposito. Non c’è bisogno di vittimismo per accendersi i riflettori, perché bisognerebbe ricordare una cosa semplicissima: girarsi e guardare indietro. E, dopo averlo fatto ricordare i presenti e gli assenti nell’occasione dell’incendio di Roma. A meno che non vada bene così.