sabato 17 maggio 2008

BOMPIETRO: UN PASSO INDIETRO PER UN SALTO VERSO LA VITA

Inesorabile trascorre il tempo lasciando dietro di se solo il ricordo di un passato che ciascuno rivive per un particolare vissuto come può essere una partita di calcio del Torneo delle Madonie o del Capitano Torre o di una giornata di festa. Ma tutti inesorabilmente constatiamo che nei nostri paesi oggi vive meno della metà della gente rispetto a solo 10 anni fa. Se ci fermiamo a guardare per una via le case costruite ai lati non possiamo non vedere che queste sono tutte vuote e abbandonate. Non possiamo non notare che neanche il periodo estivo o feriale in genere è scelto per ritornare nel luogo dove si è nati, cresciuti e vissuto per parecchi anni. Se ci fermiamo a parlare con qualche amico che dopo 4 o 5 anni ritorna per qualche giorno in occasione della festa patronale ascoltiamo sempre le stesse frasi: i figli sono cresciuti e non vogliono più venire a Bompietro perché non si divertono più, qui non c’è niente, manca l’acqua, alcuni paesani fanno finta di non conoscere, non si organizza niente e via di seguito, ovvero ascoltiamo le lamentele di chi non riesce a capire che tornare a Bompietro non significa solo rivisitare il luogo delle proprie origini ma anche e soprattutto continuare a far vivere quei paesi che altrimenti finirebbero col non esistere. Ma perché si va via? Perché si sceglie di andare altrove? La risposta è sempre la stessa: il Lavoro! Il lavoro sta spopolando tutti i centri urbani delle Madonie. Non ci sono più comuni con popolazione superiore a 10.000 abitanti; il comune più popolato è Gangi con una popolazione residente di 7.614 (dati ISTAT 2001), Bompietro ha una popolazione residente di 1.754. Eppure la terra delle Madonie ha prodotto ottimi artigiani della lavorazione della pietra, del ferro, del legno e le qualità delle nostre cave e delle nostre officine hanno dato un prodotto eccezionale nella realizzazione e produzione di opere artigianali. La nostra terra ha sempre prodotto alimenti genuini che hanno sfamato le bestie e gli uomini, le nostre sorgenti sono presenti nella moderna industria dell’acqua. Ma allora che cosa non ha funzionato? Il solo fattore che ha privato le Madonie delle necessarie e idonee vie di collegamento dell’entroterra con il litorale e quindi con le grandi vie di collegamento che avrebbero consentito di esportare i nostri prodotti può bastare a giustificare un simile spopolamento? O la rincorsa dell’agio, con un lavoro meno faticoso che magari ti ha permesso di vivere in una abitazione fornita di bagno, è stata scambiata per benessere? Così si sono svuotati i paesi e si sono riempite le città, città che oggi fanno fatica a respirare e a vivere serenamente, città sempre più stressate e violente. Ebbene se non riusciamo a far capire che l’agio oggi non è più in città non avremo mai più un’altra occasione per non far morire i nostri paesi. Devono essere di incoraggiamento tutte le scelte che hanno portano a creare, nella nostra terra, nuove iniziative economiche e sociali e che conseguono buoni risultati nel mondo del lavoro e delle professioni. Si deve puntare verso iniziative di nuova creazione e di riconversione di attività lavorative in ogni settore avendo una nuova e moderna concezione del mondo del lavoro. C’è bisogno che questo paese cominci a organizzarsi come sistema cooperativistico o associativo che coinvolga ogni famiglia, che ci sia il necessario supporto di tutti coloro che hanno responsabilità sia essa di natura genitoriale o politica o imprenditoriale. Bisogna creare la condizione affinché si cominci a produrre lavoro nelle nostre officine, nelle nostre botteghe, nei nostri laboratori affinché le nostre strade ricomincino a popolarsi di compratori e viandanti e le nostre piazze siano affollate e allietate. Bisogna capire che la ricerca di serenità dei “cittadini in fuga” è iniziata e ha cominciato a dare i primi frutti, si deve avere il giusto coraggio, il giusto sostegno, la giusta capacità di offrire i nostri prodotti e la nostra terra. Questo è il momento in cui ci vuole l’apporto di tutti, è il momento di rinnovare le cariche amministrative perché troppo lontane dall’essere esempio di buon investimento e soprattutto c’è bisogno di unità nelle scelte della politica del sostegno al lavoro, all’impresa, all’economia e ad ogni iniziativa. C’è bisogno che tutti diano una mano e che tutti facciano un passo indietro per dare a Bompietro la possibilità di fare un bel salto verso la vita. C’è bisogno di dialogo ed è indispensabile non porre veti o ostacoli in una strada che potrebbe essere tutta in discesa a beneficio della collettività. Gli uomini di buone capacità hanno il dovere di trovare il coraggio per ritornare ad essere volano per la rinascita di Bompietro. Questa potrebbe essere l’ultima fermata utile.

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