Seduta del 29 aprile 2008
Onorevoli senatrici, onorevoli senatori, l'alta responsabilità che avete voluto affidarmi mi onora e mi emoziona profondamente. Voglio per questo porgere un sentito ringraziamento a tutti voi. Desidero in primo luogo rivolgere a nome dell'Assemblea dei senatori e mio personale un saluto deferente al Capo dello Stato, presidente Giorgio Napolitano, supremo garante della Costituzione e dell'equilibrio delle istituzioni. Le sue doti di saggezza e la sua ferma cultura istituzionale sapranno essere, come lo sono state, una guida ed un valore.
Un saluto particolare rivolgo ai Presidenti emeriti della Repubblica ed ai senatori a vita. Permettetemi altresì di esprimere anche il mio ringraziamento al presidente Marini. In questi anni ho potuto apprezzare le doti di equilibrio e la capacità di includere in un comune percorso tutte le componenti parlamentari, nella consapevolezza che di questa condivisa partecipazione e non già dell'opposizione sterile e preconcetta la democrazia si nutre. Questo riconoscimento è frutto della mia esperienza di Presidente di un Gruppo di opposizione nella precedente legislatura durante la quale ne ho più volte dato atto. Così come non posso dimenticare la correttezza e la compostezza nei miei confronti con il Capogruppo di maggioranza, senatrice Anna Finocchiaro, con il quale ho avuto sempre un confronto corretto.
Mi preme sottolineare quanto senta alta la responsabilità del ruolo che da questo momento assumo e gli anni trascorsi in quest'Aula mi hanno insegnato quanta sensibilità occorra per guidare i lavori del Senato della Repubblica. Si avvia una gestione che nelle aspettative appare densa di obiettivi da raggiungere, aspettative sulle quali il Senato dovrà impegnarsi perché i risultati corrispondano alle esigenze del Paese. Quanto al mio compito, io mi impegno ad adempierlo con il massimo scrupolo di garante delle regole, dei diritti dell'opposizione, della maggioranza e delle esigenze del Governo. Essere il garante sarà la missione principale da me più volte sentita in questa funzione.
So che dovrò assumere le ragioni di tutti e prima ancora il bene supremo dell'Assise che sono chiamato a presiedere, nella piena consapevolezza che dal concorso di tutti e nella salvaguardia di ruoli e posizioni politiche, etiche ed ideologiche dovrà avere luogo anche la necessaria riscrittura delle regole. Questo sarà uno degli elementi fondanti di questa legislatura che si apre, durante la quale è indispensabile che si sappia conservare e preservare il valore della reciproca legittimazione delle parti emerso sul finire della scorsa legislatura in occasione dell'apertura del dialogo sulla legge elettorale.
Questa reciproca legittimazione rafforza il Parlamento, consente a maggioranza e opposizione di operare per l'ottenimento del bene più importante, cioè la crescita del nostro Paese e l'affermazione dei valori della Costituzione repubblicana di cui quest'anno abbiamo celebrato il sessantesimo anniversario della sua entrata in vigore. In quella Carta c'è la nostra storia, il nostro passato, le nostre speranze, il nostro futuro. C'è il dolore di una guerra atroce e c'è la rinascita dalle macerie che ha spinto le generazioni che ci hanno preceduto a ricostruire mattone per mattone, pezzo per pezzo, il nostro Paese. E c'è anche l'attenzione costante da tenere verso il nostro valore più alto e più sacro: la libertà. È questo che ci rende uguali alle grandi democrazie, dove la contrapposizione fra differenti aree politiche, avversarie, ma non nemiche, consente ai cittadini di credere che nelle scelte riformiste, di cui anche nel nostro Paese si avverte oggi la necessità, la politica sappia ritrovare la necessaria maturità.
L'avvenuta semplificazione del quadro politico potrà aiutare la stabilità e potrà aprire, in tempi brevi, una feconda stagione di riforme condivise. La riduzione dei Gruppi parlamentari potrà rappresentare una significa facilitazione dei lavori di questa Aula e delle Commissioni. Quella maturità dovrà essere la fonte primaria per alimentare la capacità di ascolto che le forze politiche oggi rappresentate in Parlamento dovranno esercitare per farsi interpreti di tutte le esigenze del Paese, comprese quelle delle minoranze oggi non più presenti. Questo per la politica è un valore ed è uno degli elementi idonei a ricollocarla al suo posto ambito: non a destra, al centro o a sinistra, ma in alto, dove al di là delle democratiche competizioni elettorali e dei suoi esiti è possibile confrontarsi, ciascuno con la propria sensibilità, per il bene comune.
Questa semplificazione ne richiama un'altra: quella del linguaggio, della comunicazione politica con la quale «il Palazzo» non deve più parlare a sé stesso e per sé stesso, ma ai cittadini. Questo attuale tempo della politica ci offre una straordinaria opportunità. Sta a noi coglierla.Quella che ci aspetta sarà la stagione delle riforme, ma anche dell'affermazione della legalità come valore irrinunciabile. Legalità e sicurezza sono le richieste più pressanti che vengono dalla gente, dal Nord al Sud. Insieme infatti all'azione di contrasto a tutte le mafie, occorre intensificare e migliorare le strategie per combattere quella dilagante criminalità che sta rendendo invivibili ampie aree del nostro Paese. Si tratta di un problema che va affrontato con la necessaria attenzione perché serie e fondate sono le preoccupazioni dei cittadini anche in ordine alla relazione tra una parte significativa dei reati commessi e l'immigrazione clandestina di soggetti con pesanti storie criminali. Abbiamo il dovere, pertanto, di non sottovalutare questi aspetti, agendo con rigore e severità ove occorre, senza dimenticare la grande tradizione di tolleranza e accoglienza che dobbiamo conservare nei confronti di quella immigrazione sana e regolare che ha, invece, bisogno del nostro aiuto. Sono inoltre fermamente convinto che la lotta a tutte le mafie non dovrà avere, ma neanche mostrare, alcuna pausa. Su questo fronte il Parlamento ha legiferato proficuamente, stabilizzando il 41-bis (il cosiddetto carcere duro) ed ha sostenuto magistratura e polizia giudiziaria in quella fruttuosa opera che da sette anni ad oggi ha consentito la cattura di pericolosi latitanti ai vertici della criminalità organizzata, recidendo molti rami della mala pianta del racket delle estorsioni.Permettetemi di soffermarmi su questo punto. Da siciliano, infatti, sento forte la necessità di un impegno crescente per la sicurezza e per l'affermazione dei valori di legalità perché ho vissuto, insieme a tutti gli altri siciliani, il dolore di vedere la mia terra ferita, vessata, umiliata e, insieme, l'orgoglio di vedere una Sicilia che non s'è mai piegata né mai data per vinta e che è stata capace, invece, di rialzarsi e gridare il suo rifiuto alla violenza, alla prepotenza, all'illegalità. Ed è di grande conforto vedere come nella società emergano e si moltiplichino le scelte virtuose e coraggiose di cittadini e categorie che, a viso aperto, si oppongono alle vessazioni della criminalità organizzata.Ma non è solo sulla necessità di una maggiore sicurezza che Nord e Sud del nostro Paese ci chiedono un forte impegno. L'esistenza di una questione meridionale e di una questione settentrionale appare ormai acclarata, pur nella differenza tra le due aree del Paese, e richiede interventi importanti per superare il divario tra Nord e Sud e per consentire di proseguire un percorso virtuoso di crescita che sia contestuale, se non vogliamo un Paese a due velocità. Il settentrione ha confermato di essere il cuore produttivo del Paese, crescendo nell'efficienza del sistema, integrandosi agli standard europei, ma mostrando un crescente bisogno di maggiore efficienza dello Stato e della pubblica amministrazione. Il Mezzogiorno, dal canto suo, ha dimostrato in questi anni di saper trovare la capacità di promuovere uno sviluppo fondato sulle proprie risorse, rifiutando l'assistenzialismo, le prebende e pretendendo invece interventi in favore delle infrastrutture e delle imprese. Soltanto conciliando le esigenze e rispondendo alle istanze delle due aree del nostro Paese, ed impegnandoci con forza e convinzione per tessere quell'indispensabile legame forte tra Nord e Sud, sapremo onorare quell'unità d'Italia così fortemente voluta e di cui, durante questa legislatura che ci si apre, nel 2011 celebreremo insieme i 150 anni di vita.Assistiamo oggi ad un rinnovato amore dei cittadini verso il proprio Paese, verso la nostra patria. Le sempre più presenti espressioni politiche che ne mettono in evidenza i caratteri regionali e territoriali non fanno altro che esaltarne le diversità nell'unità, le ricchezze nazionali e nello stesso tempo le necessità locali.La nostra è sempre stata una terra di grandi talenti, dove sono nati ed hanno operato geni che hanno fatto la storia dell'umanità. Dobbiamo dunque rafforzare nel mondo l'immagine di un'Italia che produce, che crea, che esporta, che è orgogliosa della propria storia e delle proprie tradizioni e che, davanti alle difficoltà, sa reagire con determinazione. Lo dimostrano le decine di migliaia di imprenditori che, nonostante le oggettive difficoltà della congiuntura internazionale, riescono a tenere testa alla sfida globale. Dobbiamo difendere senza tentennamenti le nostre radici cristiane, la nostra identità che tanto ha contribuito alla nascita dell'occidente e della nostra civiltà. Dimenticare le proprie radici significa perdere l'anima, non ritrovare più se stessi, non trovare più le ragioni forti dell'appartenenza che ci permettono di accogliere e dialogare con gli altri senza cedimenti e senza ipocrisie. L'occidente, l'Europa e l'Italia o ritornano alle proprie radici o sono destinati ad un irreversibile tramonto. Siamo chiamati dunque a tenere alto il nome ed il prestigio dell'Italia, sia nel contesto dell'Europa unita, di cui siamo stati fin dall'inizio fondatori, sia nel contesto internazionale, attraverso il saldo rapporto atlantico ed il ruolo geo-politico nella grande area del mediterraneo. Il nostro Paese deve ribadire sempre di più al mondo il suo ruolo di portatore di pace e di democrazia. Sulla concreta solidarietà democratica ai Paesi in difficoltà l'Italia sta offrendo un contributo di altissimo valore. Ha il merito, che nasce da un dovere umanitario, delle missioni di pace che sotto l'egida dell'ONU contribuiscono all'impianto di servizi umanitari e spesso all'avviamento di nuove democrazie. Seguiamo con ammirazione e partecipazione l'operato dei nostri uomini impegnati in questi rischiosi territori e a loro va la nostra sincera gratitudine. Il nostro pensiero gratissimo e commosso va anche a coloro che hanno sacrificato la vita per l'umanità in nome dell'Italia e dei suoi valori: ai ragazzi di Nassiriya e agli altri che, come loro, hanno scritto il loro nome nel Pantheon degli eroi della pace. È un ricordo, quello di questi uomini caduti per la pace, che rimane indissolubilmente congiunto ad un altro: al ricordo della compostezza con cui i loro cari hanno vissuto la loro tragedia familiare. È stata una vera, indimenticabile lezione per tutti.Voglio rivolgere un pensiero a quegli eroi civili della lotta alla mafia che, come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, hanno donato la loro intelligenza e la loro vita: tanti, troppi caduti tra magistrati, uomini delle Forze dell'ordine, giornalisti, imprenditori ai quali ci inchiniamo, riconoscenti e debitori. Di grande consolazione e certo non di rassegnazione appare a tutti l'evidente spinta che li ha mossi a difendere i nostri valori più importanti, quella cioè di preservare dalla violenza e dalla oppressione criminale il nostro futuro, il futuro dei nostri figli. È proprio a loro, ai giovani, a quelli cui siamo chiamati a consegnare un'Italia più florida e più sana che voglio dedicare il mio pensiero conclusivo. Ai giovani chiediamo di guardare alla politica e alla forza delle istituzioni, perché alle loro istanze, che sappiamo essere prioritariamente la casa, il lavoro e la cultura, risponderemo con l'impegno e l'ausilio necessario di tutte le forze politiche. La nostra saggezza - se c'è - vale come testimonianza e patrimonio per la loro audacia, il loro entusiasmo e la loro fiducia. Siamo chiamati a sostenerli nel percorso che li porta a diventare adulti e a svolgere i ruoli che oggi noi svolgiamo. Soltanto se avremo le carte in regola, se avremo fatto quanto dovuto e quanto necessario, potremo guardarli negli occhi e vedere rispecchiato il nostro Paese, la nostra Italia.Viva il Senato, viva l'Italia!
Un saluto particolare rivolgo ai Presidenti emeriti della Repubblica ed ai senatori a vita. Permettetemi altresì di esprimere anche il mio ringraziamento al presidente Marini. In questi anni ho potuto apprezzare le doti di equilibrio e la capacità di includere in un comune percorso tutte le componenti parlamentari, nella consapevolezza che di questa condivisa partecipazione e non già dell'opposizione sterile e preconcetta la democrazia si nutre. Questo riconoscimento è frutto della mia esperienza di Presidente di un Gruppo di opposizione nella precedente legislatura durante la quale ne ho più volte dato atto. Così come non posso dimenticare la correttezza e la compostezza nei miei confronti con il Capogruppo di maggioranza, senatrice Anna Finocchiaro, con il quale ho avuto sempre un confronto corretto.
Mi preme sottolineare quanto senta alta la responsabilità del ruolo che da questo momento assumo e gli anni trascorsi in quest'Aula mi hanno insegnato quanta sensibilità occorra per guidare i lavori del Senato della Repubblica. Si avvia una gestione che nelle aspettative appare densa di obiettivi da raggiungere, aspettative sulle quali il Senato dovrà impegnarsi perché i risultati corrispondano alle esigenze del Paese. Quanto al mio compito, io mi impegno ad adempierlo con il massimo scrupolo di garante delle regole, dei diritti dell'opposizione, della maggioranza e delle esigenze del Governo. Essere il garante sarà la missione principale da me più volte sentita in questa funzione.
So che dovrò assumere le ragioni di tutti e prima ancora il bene supremo dell'Assise che sono chiamato a presiedere, nella piena consapevolezza che dal concorso di tutti e nella salvaguardia di ruoli e posizioni politiche, etiche ed ideologiche dovrà avere luogo anche la necessaria riscrittura delle regole. Questo sarà uno degli elementi fondanti di questa legislatura che si apre, durante la quale è indispensabile che si sappia conservare e preservare il valore della reciproca legittimazione delle parti emerso sul finire della scorsa legislatura in occasione dell'apertura del dialogo sulla legge elettorale.
Questa reciproca legittimazione rafforza il Parlamento, consente a maggioranza e opposizione di operare per l'ottenimento del bene più importante, cioè la crescita del nostro Paese e l'affermazione dei valori della Costituzione repubblicana di cui quest'anno abbiamo celebrato il sessantesimo anniversario della sua entrata in vigore. In quella Carta c'è la nostra storia, il nostro passato, le nostre speranze, il nostro futuro. C'è il dolore di una guerra atroce e c'è la rinascita dalle macerie che ha spinto le generazioni che ci hanno preceduto a ricostruire mattone per mattone, pezzo per pezzo, il nostro Paese. E c'è anche l'attenzione costante da tenere verso il nostro valore più alto e più sacro: la libertà. È questo che ci rende uguali alle grandi democrazie, dove la contrapposizione fra differenti aree politiche, avversarie, ma non nemiche, consente ai cittadini di credere che nelle scelte riformiste, di cui anche nel nostro Paese si avverte oggi la necessità, la politica sappia ritrovare la necessaria maturità.
L'avvenuta semplificazione del quadro politico potrà aiutare la stabilità e potrà aprire, in tempi brevi, una feconda stagione di riforme condivise. La riduzione dei Gruppi parlamentari potrà rappresentare una significa facilitazione dei lavori di questa Aula e delle Commissioni. Quella maturità dovrà essere la fonte primaria per alimentare la capacità di ascolto che le forze politiche oggi rappresentate in Parlamento dovranno esercitare per farsi interpreti di tutte le esigenze del Paese, comprese quelle delle minoranze oggi non più presenti. Questo per la politica è un valore ed è uno degli elementi idonei a ricollocarla al suo posto ambito: non a destra, al centro o a sinistra, ma in alto, dove al di là delle democratiche competizioni elettorali e dei suoi esiti è possibile confrontarsi, ciascuno con la propria sensibilità, per il bene comune.
Questa semplificazione ne richiama un'altra: quella del linguaggio, della comunicazione politica con la quale «il Palazzo» non deve più parlare a sé stesso e per sé stesso, ma ai cittadini. Questo attuale tempo della politica ci offre una straordinaria opportunità. Sta a noi coglierla.Quella che ci aspetta sarà la stagione delle riforme, ma anche dell'affermazione della legalità come valore irrinunciabile. Legalità e sicurezza sono le richieste più pressanti che vengono dalla gente, dal Nord al Sud. Insieme infatti all'azione di contrasto a tutte le mafie, occorre intensificare e migliorare le strategie per combattere quella dilagante criminalità che sta rendendo invivibili ampie aree del nostro Paese. Si tratta di un problema che va affrontato con la necessaria attenzione perché serie e fondate sono le preoccupazioni dei cittadini anche in ordine alla relazione tra una parte significativa dei reati commessi e l'immigrazione clandestina di soggetti con pesanti storie criminali. Abbiamo il dovere, pertanto, di non sottovalutare questi aspetti, agendo con rigore e severità ove occorre, senza dimenticare la grande tradizione di tolleranza e accoglienza che dobbiamo conservare nei confronti di quella immigrazione sana e regolare che ha, invece, bisogno del nostro aiuto. Sono inoltre fermamente convinto che la lotta a tutte le mafie non dovrà avere, ma neanche mostrare, alcuna pausa. Su questo fronte il Parlamento ha legiferato proficuamente, stabilizzando il 41-bis (il cosiddetto carcere duro) ed ha sostenuto magistratura e polizia giudiziaria in quella fruttuosa opera che da sette anni ad oggi ha consentito la cattura di pericolosi latitanti ai vertici della criminalità organizzata, recidendo molti rami della mala pianta del racket delle estorsioni.Permettetemi di soffermarmi su questo punto. Da siciliano, infatti, sento forte la necessità di un impegno crescente per la sicurezza e per l'affermazione dei valori di legalità perché ho vissuto, insieme a tutti gli altri siciliani, il dolore di vedere la mia terra ferita, vessata, umiliata e, insieme, l'orgoglio di vedere una Sicilia che non s'è mai piegata né mai data per vinta e che è stata capace, invece, di rialzarsi e gridare il suo rifiuto alla violenza, alla prepotenza, all'illegalità. Ed è di grande conforto vedere come nella società emergano e si moltiplichino le scelte virtuose e coraggiose di cittadini e categorie che, a viso aperto, si oppongono alle vessazioni della criminalità organizzata.Ma non è solo sulla necessità di una maggiore sicurezza che Nord e Sud del nostro Paese ci chiedono un forte impegno. L'esistenza di una questione meridionale e di una questione settentrionale appare ormai acclarata, pur nella differenza tra le due aree del Paese, e richiede interventi importanti per superare il divario tra Nord e Sud e per consentire di proseguire un percorso virtuoso di crescita che sia contestuale, se non vogliamo un Paese a due velocità. Il settentrione ha confermato di essere il cuore produttivo del Paese, crescendo nell'efficienza del sistema, integrandosi agli standard europei, ma mostrando un crescente bisogno di maggiore efficienza dello Stato e della pubblica amministrazione. Il Mezzogiorno, dal canto suo, ha dimostrato in questi anni di saper trovare la capacità di promuovere uno sviluppo fondato sulle proprie risorse, rifiutando l'assistenzialismo, le prebende e pretendendo invece interventi in favore delle infrastrutture e delle imprese. Soltanto conciliando le esigenze e rispondendo alle istanze delle due aree del nostro Paese, ed impegnandoci con forza e convinzione per tessere quell'indispensabile legame forte tra Nord e Sud, sapremo onorare quell'unità d'Italia così fortemente voluta e di cui, durante questa legislatura che ci si apre, nel 2011 celebreremo insieme i 150 anni di vita.Assistiamo oggi ad un rinnovato amore dei cittadini verso il proprio Paese, verso la nostra patria. Le sempre più presenti espressioni politiche che ne mettono in evidenza i caratteri regionali e territoriali non fanno altro che esaltarne le diversità nell'unità, le ricchezze nazionali e nello stesso tempo le necessità locali.La nostra è sempre stata una terra di grandi talenti, dove sono nati ed hanno operato geni che hanno fatto la storia dell'umanità. Dobbiamo dunque rafforzare nel mondo l'immagine di un'Italia che produce, che crea, che esporta, che è orgogliosa della propria storia e delle proprie tradizioni e che, davanti alle difficoltà, sa reagire con determinazione. Lo dimostrano le decine di migliaia di imprenditori che, nonostante le oggettive difficoltà della congiuntura internazionale, riescono a tenere testa alla sfida globale. Dobbiamo difendere senza tentennamenti le nostre radici cristiane, la nostra identità che tanto ha contribuito alla nascita dell'occidente e della nostra civiltà. Dimenticare le proprie radici significa perdere l'anima, non ritrovare più se stessi, non trovare più le ragioni forti dell'appartenenza che ci permettono di accogliere e dialogare con gli altri senza cedimenti e senza ipocrisie. L'occidente, l'Europa e l'Italia o ritornano alle proprie radici o sono destinati ad un irreversibile tramonto. Siamo chiamati dunque a tenere alto il nome ed il prestigio dell'Italia, sia nel contesto dell'Europa unita, di cui siamo stati fin dall'inizio fondatori, sia nel contesto internazionale, attraverso il saldo rapporto atlantico ed il ruolo geo-politico nella grande area del mediterraneo. Il nostro Paese deve ribadire sempre di più al mondo il suo ruolo di portatore di pace e di democrazia. Sulla concreta solidarietà democratica ai Paesi in difficoltà l'Italia sta offrendo un contributo di altissimo valore. Ha il merito, che nasce da un dovere umanitario, delle missioni di pace che sotto l'egida dell'ONU contribuiscono all'impianto di servizi umanitari e spesso all'avviamento di nuove democrazie. Seguiamo con ammirazione e partecipazione l'operato dei nostri uomini impegnati in questi rischiosi territori e a loro va la nostra sincera gratitudine. Il nostro pensiero gratissimo e commosso va anche a coloro che hanno sacrificato la vita per l'umanità in nome dell'Italia e dei suoi valori: ai ragazzi di Nassiriya e agli altri che, come loro, hanno scritto il loro nome nel Pantheon degli eroi della pace. È un ricordo, quello di questi uomini caduti per la pace, che rimane indissolubilmente congiunto ad un altro: al ricordo della compostezza con cui i loro cari hanno vissuto la loro tragedia familiare. È stata una vera, indimenticabile lezione per tutti.Voglio rivolgere un pensiero a quegli eroi civili della lotta alla mafia che, come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, hanno donato la loro intelligenza e la loro vita: tanti, troppi caduti tra magistrati, uomini delle Forze dell'ordine, giornalisti, imprenditori ai quali ci inchiniamo, riconoscenti e debitori. Di grande consolazione e certo non di rassegnazione appare a tutti l'evidente spinta che li ha mossi a difendere i nostri valori più importanti, quella cioè di preservare dalla violenza e dalla oppressione criminale il nostro futuro, il futuro dei nostri figli. È proprio a loro, ai giovani, a quelli cui siamo chiamati a consegnare un'Italia più florida e più sana che voglio dedicare il mio pensiero conclusivo. Ai giovani chiediamo di guardare alla politica e alla forza delle istituzioni, perché alle loro istanze, che sappiamo essere prioritariamente la casa, il lavoro e la cultura, risponderemo con l'impegno e l'ausilio necessario di tutte le forze politiche. La nostra saggezza - se c'è - vale come testimonianza e patrimonio per la loro audacia, il loro entusiasmo e la loro fiducia. Siamo chiamati a sostenerli nel percorso che li porta a diventare adulti e a svolgere i ruoli che oggi noi svolgiamo. Soltanto se avremo le carte in regola, se avremo fatto quanto dovuto e quanto necessario, potremo guardarli negli occhi e vedere rispecchiato il nostro Paese, la nostra Italia.Viva il Senato, viva l'Italia!
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