Navigando in internet e curiosando tra le pagine della cronaca mi imbatto su un articolo: Io, studentessa e prostituta. Sonia Rossi, un’italiana di 25 anni con il suo libro choc rivela la sua doppia vita: di giorno universitaria e lucciola di notte. Per mantenersi agli studi e soprattutto per non dover rinunciare a nulla. Sonia è l’atra faccia della prostituzione mercenaria. Sonia, residente in Germania, nel suo libro racconta la sua storia di studentessa e prostituta part-time. Mamma e papà non le avevano mai fatto mancare nulla e adesso Sonia di fare sacrifici proprio non ne voleva sapere: “Odiavo essere perennemente al verde - spiega ad un popolare quotidiano tedesco. Da bambina non mi mancava niente, non sono abituata a risparmiare e col lavoro da cameriera non sarei mai riuscita a mantenere una certa qualità della vita”. E così dice Sonia ho pensato di bussare alle porte di uno dei tanti bordelli perfettamente legali della città. Per tre anni ha vissuto i panni dell’universitaria di giorno e della prostituta di notte. Ora le sue avventure sono finite in un libro dal titolo eloquente: “Fucking Berlin”. La via della prostituzione, imboccata in modo del tutto autonomo - ci tiene a sottolineare Sonia - è arrivata prima attraverso un lavoro come spogliarellista on line, poi come massaggiatrice in un centro di estetica ed infine la casa di tolleranza della città. Oggi Sonia ha un figlio di due anni e nessun pentimento. Se dovesse tornare indietro rifarebbe esattamente la stessa cosa: “Questo è un lavoro molto lucrativo per qualsiasi donna capace di superare le proprie inibizioni”, ha detto. Un lavoro con cui riuscivo a guadagnare fino 200 euro a notte.
Questo articolo mi ha fatto riflettere su un argomento delicato come la prostituzione e la sua questione morale e, per cercare di dare un orientamento al mio pensiero ho avuto bisogno di leggere e approfondire l’argomento da molti punti di vista.
Innanzitutto, con il termine prostituzione si indica l’attività di chi offre servizi sessuali, dietro pagamento di un corrispettivo in denaro. L'attività, fornita da persone di qualsiasi orientamento sessuale, può avere carattere autonomo, professionale, abituale o saltuario.
Una casa di tolleranza - anche detta comunemente bordello, casino, casa chiusa, postribolo o lupanare - è un immobile, solitamente un'abitazione, in cui si esercita la prostituzione.
L’uso del termine prostituzione non è univoco e a seconda del Paese, del periodo storico o del contesto socio-culturale può includere qualsiasi atto sessuale e qualsiasi tipo di compenso, anche non in denaro o indicare, moralisticamente ed erroneamente, coloro che intrattengono atti sessuali fuori dal matrimonio o uno stile di vita simile a coloro che offrono le prestazioni o chi intrattiene atti sessuali disapprovati. Può indicare anche un comportamento zelante più del dovuto nei confronti di un superiore, finalizzato all’ottenimento di gratifiche lavorative o economiche.
La parola “prostituzione” deriva dal verbo latino prostituĕre pro “davanti” e statuere “porre” e indica la situazione della persona, in genere schiava, che non “sì” prostituisce, ma che come una merce “viene posta in vendita” davanti alla bottega del suo padrone. Questa origine richiama quindi la condizione storicamente più abituale della prostituta, la quale non esercita autonomamente la sua professione, ma vi è in qualche modo indotta da soggetti che ne sfruttano il lavoro traendone un proprio guadagno, i così detti “protettori”.
La prostituzione esercitata per libidine o a fini di lucro trova una sua originale distinzione in Niccolò Tommaseo, il quale fissò una distinzione fra le due “esigenze”. Definendo meretrice, dal latino mereo, colei che guadagna del suo corpo e prostituta, dal latino prostat, colei che per guadagno o per libidine, si mette in mostra e provoca a sozzure. Secondo Tommaseo la prostituta è più comune. Taide meretrice, Messalina prostituta. Ogni abbracciamento venale è meretricio, prostituzione non è. Le meretrici di caro prezzo non sono prostitute; le prostitute da’ genitori o dai mariti, che nulla guadagnan per sè non meritano l’altro nome cioè meretrici.
A rafforzare la distinzione fra prostituta e meretrice il Tommaseo richiama una evidenza storica: Le prostitute nei templi pagani per atto di devozione, meretrici non erano e si credevano far opera meritoria.
Storicamente la professione della prostituzione è stata spesso demonizzata dalle forze politiche e religiose, quando di fatto però tale pratica veniva tollerata nella consapevolezza del ruolo che rivestiva nel contesto sociale. In alcune civiltà antiche, come quella greca e romana, la prostituzione sacra era un’attività considerata degna di grande rispetto e considerazione sociale, e veniva svolta nel tempio del dio o della dea, a cui in genere erano devoluti i proventi derivanti dalle offerte.
Le prostitute, nelle maggiori città così come negli umili paesi d’Europa e del mondo, hanno sempre costituito una rilevante presenza nella popolazione. Queste donne, di cultura, estrazione sociale, lignaggio e maniere più o meno nobili, hanno intrattenuto nel tempo nobili, religiosi, imprenditori, e governanti in eleganti salotti dai lussuosi arredi, così come soldati e popolo di bassa manovalanza in bettole sudice lontane dalla gente per bene.
Inizialmente, nel Medioevo, nessuno si preoccupava dell’esistenza di questi ambienti: in Italia, solo nel XIV secolo i governanti e le autorità religiose imposero una licenza per gestire le case di tolleranza.
La prostituzione può essere classificata in ampi gruppi, ognuno con le proprie specificità e modalità di esercizio, a seconda del genere o orientamento sessuale di chi offre il servizio o a seconda del servizio offerto. Si hanno dunque la prostituzione femminile, la prostituzione maschile e la prostituzione transessuale.
A questi macrogruppi va aggiunto il fenomeno della prostituzione minorile, quello della prostituzione virtuale voyeuristica ed offerta via internet con le telecamere e quello degli assistenti sessuali, servizio di natura sessuale rivolto ai disabili che prevede un compenso pecuniario.
Le modalità di esercizio della prostituzione, che subisce sovente un forte ostracismo sociale ed in molti Paesi è illegale, sono ampie e variegate. Nell’Italia contemporanea fù la senatrice Lina Merlin la promotrice della legge, che porta il suo nome, con cui si decise la chiusura delle case di tolleranza. In Italia è molto comune la prostituzione di strada con l’esercitante che offre i suoi servizi sulla strada, o camminando o attendendo, generalmente abbigliate con vestiti appariscenti. La prestazione sessuale è sovente consumata in auto o in stanze in affitto in hotel.
Generalmente l’offerta di prostituzione di strada si concentra in ben determinate vie ad alta percorrenza o in quartieri periferici. In alcuni Stati vi sono zone dedicate all’esercizio della prostituzione, i cosiddetti quartieri a luci rosse.
La prostituzione, in alcuni paesi è esercitata in luoghi deputati, chiamati bordelli, oppure gli esercitanti organizzano case di appuntamento. In Italia, dove sono illegali bordelli e case di appuntamento, sono stati denunciati numerosi sex club che ne facevano le veci.
Un'altra modalità di esercizio della prostituzione è quella di accompagnatori ed accompagnatrici o escort, che si offrono con le più disparate modalità, anche se non tutte le agenzie di accompagnatori offrono servizi sessuali al cliente. Strettamente legato alla prostituzione è il suo sfruttamento, o lenocinio, praticato per trarre profitto dall’attività della donna, da parte di persone che generalmente si presentano come protettori. Inoltre vi sono altre figure legate al fenomeno della prostituzione per cui può configurarsi, al posto dello sfruttamento vero e proprio, il reato di favoreggiamento.
Nel mondo il fenomeno della prostituzione è regolamentata giuridicamente in modo ampio e variegato, dalla pena di morte alla legalizzazione completa.
Ritornando al fenomeno della prostituzione in Italia che viene esercitata nelle vie delle città, che spesso sentiamo dell’esasperazione dei cittadini residenti nelle zone ad alta offerta sessuale o sentiamo di prostitute aggredite in zone di periferia dove nessuno sarebbe sicuro o ancora sentiamo di sfruttatori e mafie organizzate dedite allo sfruttamento e alla vera e propria tratta delle schiave che non si fermano davanti a niente e a nessuno pur di trarne lauto guadagno o infine di bambine di stati poveri che vengono attratte della sirene di una vita migliore e del giusto legale guadagno divenire vittime di tale carneficina bestiale.
Poi leggo che nella liberissima e democratica Germania le case di tolleranza sono legalmente riconosciute e quello che è il mestiere più antico del mondo viene legalizzato e trattato come gli altri e questi lavoratori uomini e donne concorrono anche ad arricchire il prodotto interno lordo dello Stato tedesco lavorando in assoluta sicurezza psico-fisica. E in altri stati ancora accade la stessa cosa.
Che in Italia questa scelta di chiudere la case di appuntamento sia stata una scelta morale è un dato di fatto, ma quando la moralità produce sfruttamento e tratta di esseri umani penso che essa debba essere messa in dubbio nella sua efficacia. Non è solo il contesto sociale e di pubblica sicurezza ad essere migliore in quegli stati ma anche quello economico e della libertà a quante vogliono fare quel mestiere in assoluta legalità.
Ma, allora perché in Italia se ne parla e non si decide di porre fine a questo olocausto delle prostitute? È solo per una questione morale? Purtroppo credo proprio di si.
Questo articolo mi ha fatto riflettere su un argomento delicato come la prostituzione e la sua questione morale e, per cercare di dare un orientamento al mio pensiero ho avuto bisogno di leggere e approfondire l’argomento da molti punti di vista.
Innanzitutto, con il termine prostituzione si indica l’attività di chi offre servizi sessuali, dietro pagamento di un corrispettivo in denaro. L'attività, fornita da persone di qualsiasi orientamento sessuale, può avere carattere autonomo, professionale, abituale o saltuario.
Una casa di tolleranza - anche detta comunemente bordello, casino, casa chiusa, postribolo o lupanare - è un immobile, solitamente un'abitazione, in cui si esercita la prostituzione.
L’uso del termine prostituzione non è univoco e a seconda del Paese, del periodo storico o del contesto socio-culturale può includere qualsiasi atto sessuale e qualsiasi tipo di compenso, anche non in denaro o indicare, moralisticamente ed erroneamente, coloro che intrattengono atti sessuali fuori dal matrimonio o uno stile di vita simile a coloro che offrono le prestazioni o chi intrattiene atti sessuali disapprovati. Può indicare anche un comportamento zelante più del dovuto nei confronti di un superiore, finalizzato all’ottenimento di gratifiche lavorative o economiche.
La parola “prostituzione” deriva dal verbo latino prostituĕre pro “davanti” e statuere “porre” e indica la situazione della persona, in genere schiava, che non “sì” prostituisce, ma che come una merce “viene posta in vendita” davanti alla bottega del suo padrone. Questa origine richiama quindi la condizione storicamente più abituale della prostituta, la quale non esercita autonomamente la sua professione, ma vi è in qualche modo indotta da soggetti che ne sfruttano il lavoro traendone un proprio guadagno, i così detti “protettori”.
La prostituzione esercitata per libidine o a fini di lucro trova una sua originale distinzione in Niccolò Tommaseo, il quale fissò una distinzione fra le due “esigenze”. Definendo meretrice, dal latino mereo, colei che guadagna del suo corpo e prostituta, dal latino prostat, colei che per guadagno o per libidine, si mette in mostra e provoca a sozzure. Secondo Tommaseo la prostituta è più comune. Taide meretrice, Messalina prostituta. Ogni abbracciamento venale è meretricio, prostituzione non è. Le meretrici di caro prezzo non sono prostitute; le prostitute da’ genitori o dai mariti, che nulla guadagnan per sè non meritano l’altro nome cioè meretrici.
A rafforzare la distinzione fra prostituta e meretrice il Tommaseo richiama una evidenza storica: Le prostitute nei templi pagani per atto di devozione, meretrici non erano e si credevano far opera meritoria.
Storicamente la professione della prostituzione è stata spesso demonizzata dalle forze politiche e religiose, quando di fatto però tale pratica veniva tollerata nella consapevolezza del ruolo che rivestiva nel contesto sociale. In alcune civiltà antiche, come quella greca e romana, la prostituzione sacra era un’attività considerata degna di grande rispetto e considerazione sociale, e veniva svolta nel tempio del dio o della dea, a cui in genere erano devoluti i proventi derivanti dalle offerte.
Le prostitute, nelle maggiori città così come negli umili paesi d’Europa e del mondo, hanno sempre costituito una rilevante presenza nella popolazione. Queste donne, di cultura, estrazione sociale, lignaggio e maniere più o meno nobili, hanno intrattenuto nel tempo nobili, religiosi, imprenditori, e governanti in eleganti salotti dai lussuosi arredi, così come soldati e popolo di bassa manovalanza in bettole sudice lontane dalla gente per bene.
Inizialmente, nel Medioevo, nessuno si preoccupava dell’esistenza di questi ambienti: in Italia, solo nel XIV secolo i governanti e le autorità religiose imposero una licenza per gestire le case di tolleranza.
La prostituzione può essere classificata in ampi gruppi, ognuno con le proprie specificità e modalità di esercizio, a seconda del genere o orientamento sessuale di chi offre il servizio o a seconda del servizio offerto. Si hanno dunque la prostituzione femminile, la prostituzione maschile e la prostituzione transessuale.
A questi macrogruppi va aggiunto il fenomeno della prostituzione minorile, quello della prostituzione virtuale voyeuristica ed offerta via internet con le telecamere e quello degli assistenti sessuali, servizio di natura sessuale rivolto ai disabili che prevede un compenso pecuniario.
Le modalità di esercizio della prostituzione, che subisce sovente un forte ostracismo sociale ed in molti Paesi è illegale, sono ampie e variegate. Nell’Italia contemporanea fù la senatrice Lina Merlin la promotrice della legge, che porta il suo nome, con cui si decise la chiusura delle case di tolleranza. In Italia è molto comune la prostituzione di strada con l’esercitante che offre i suoi servizi sulla strada, o camminando o attendendo, generalmente abbigliate con vestiti appariscenti. La prestazione sessuale è sovente consumata in auto o in stanze in affitto in hotel.
Generalmente l’offerta di prostituzione di strada si concentra in ben determinate vie ad alta percorrenza o in quartieri periferici. In alcuni Stati vi sono zone dedicate all’esercizio della prostituzione, i cosiddetti quartieri a luci rosse.
La prostituzione, in alcuni paesi è esercitata in luoghi deputati, chiamati bordelli, oppure gli esercitanti organizzano case di appuntamento. In Italia, dove sono illegali bordelli e case di appuntamento, sono stati denunciati numerosi sex club che ne facevano le veci.
Un'altra modalità di esercizio della prostituzione è quella di accompagnatori ed accompagnatrici o escort, che si offrono con le più disparate modalità, anche se non tutte le agenzie di accompagnatori offrono servizi sessuali al cliente. Strettamente legato alla prostituzione è il suo sfruttamento, o lenocinio, praticato per trarre profitto dall’attività della donna, da parte di persone che generalmente si presentano come protettori. Inoltre vi sono altre figure legate al fenomeno della prostituzione per cui può configurarsi, al posto dello sfruttamento vero e proprio, il reato di favoreggiamento.
Nel mondo il fenomeno della prostituzione è regolamentata giuridicamente in modo ampio e variegato, dalla pena di morte alla legalizzazione completa.
Ritornando al fenomeno della prostituzione in Italia che viene esercitata nelle vie delle città, che spesso sentiamo dell’esasperazione dei cittadini residenti nelle zone ad alta offerta sessuale o sentiamo di prostitute aggredite in zone di periferia dove nessuno sarebbe sicuro o ancora sentiamo di sfruttatori e mafie organizzate dedite allo sfruttamento e alla vera e propria tratta delle schiave che non si fermano davanti a niente e a nessuno pur di trarne lauto guadagno o infine di bambine di stati poveri che vengono attratte della sirene di una vita migliore e del giusto legale guadagno divenire vittime di tale carneficina bestiale.
Poi leggo che nella liberissima e democratica Germania le case di tolleranza sono legalmente riconosciute e quello che è il mestiere più antico del mondo viene legalizzato e trattato come gli altri e questi lavoratori uomini e donne concorrono anche ad arricchire il prodotto interno lordo dello Stato tedesco lavorando in assoluta sicurezza psico-fisica. E in altri stati ancora accade la stessa cosa.
Che in Italia questa scelta di chiudere la case di appuntamento sia stata una scelta morale è un dato di fatto, ma quando la moralità produce sfruttamento e tratta di esseri umani penso che essa debba essere messa in dubbio nella sua efficacia. Non è solo il contesto sociale e di pubblica sicurezza ad essere migliore in quegli stati ma anche quello economico e della libertà a quante vogliono fare quel mestiere in assoluta legalità.
Ma, allora perché in Italia se ne parla e non si decide di porre fine a questo olocausto delle prostitute? È solo per una questione morale? Purtroppo credo proprio di si.